Finalità

«Il Tempio di S. Andrea per la Sacra Reliquia del Preziosissimo lateral Sangue di N.S.G.C. che ivi si custodisce ed adora, è il Tempio di tutta la Città, sontuoso nella sua costruzione architettonica, e sempre frequentatissimo pel santuario che lo magnifica, e per la sua ubicazione nel centro della Città». Era il vanto del Primicerio Ambrogio Zecchi quasi ben due secoli fa. Altra definizione-perla si può cogliere nelle parole di diversi supplicanti, che nel 1834 invocavano la ricostituzione della “Collegiata di Canonici” in Sant’Andrea proprio per «l’onore di un Tempio, il quale, sublime per magistero, ammirabile per l’augusta sua mole, venerando pel Tesoro santissimo di religione, che in se racchiude, primeggia fra i più cospicui dell’Orbe
Cattolico […] un Tempio visitato non che dai fedeli d’ogni Nazione, e d’ogni grado, da Imperatori e Pontefici».
Dopo il furto sacrilego dei Sacri Vasi nel 1848, si accese una serie di interventi verbali e operativi per ripristinare la visibilità dorata dei Sacri Vasi e il culto per la reliquia. Nello stesso tempo – correva l’anno 1871 – riemerge positivamente la coscienza che un tale prezioso secolare retaggio «deve appartenere al Mondo Cattolico, e forse da ciò mosse l’attentato di Papa Leone IX di impadronirsi della Sacra Reliquia per trasportarla a Roma».
Non intendiamo stabilire un confronto tra la mens devozionale di allora e quella odierna. Ma quel “deve appartenere al Mondo Cattolico” non può passare sotto silenzio in questo nostro oggi che contempla la ricostituzione della “Compagnia del Preziosissimo Sangue”. Essa tra le sue finalità si propone e propone alla Città-Diocesi anzitutto il valore della Reliquia, come la tradizione più che millenaria l’ha accolta e tramandata, e di conseguenza anche la preziosità architettonica della basilica concattedrale di S. Andrea. Riaffermare la tradizione non significa rivestire di fede dommatica la pur preziosa reliquia. Semmai è impegnare tutti alla serietà della Chiesa mantovana, che per ben 14 secoli ha venerato un così prezioso patrimonio, investendolo nel connubio inscindibile con la Città, con la sua architettura, con la sua arte nelle manifestazioni più varie e più elette.
La “coscienza storica” deve mobilitare l’intelligenza del cuore e il cuore dell’intelligenza. L’immagine del cuore ci rinvia ancora alla storia dei numerosi panegirici intessuti nei “Venerdì Santi” di anni e anni consecutivi. Il gesuita Lelio Ignazio di Cocconato nel 1759 esordiva il suo “Discorso in lode del Preziosissimo Sangue” sottolineando come nella Passione redentiva il “cuore umano” del Cristo era perfettamente unito “al cuor divino”. E immediatamente cita l’autorevole S. Agostino: «accessit homo ad cor altum». E spiega: «più alta è la fonte, tanto è più veloce l’acqua, che sgorga, e quindi ancor più copiosa».
Ed ecco spiegabile una delle finalità della neorifondata “Compagnia”: riportare al cuore la memoria della reliquia e far salire “in alto” la stessa tradizione, perché si rinnovi la capacità di preghiera degli aderenti, in sintonia ad es. con gli antichi cosiddetti “Venerdì sanguinosi”. Dizione apparentemente poco attuale. In realtà la stessa “Via Crucis” celebrata in particolare nei “venerdì quaresimali” non contempla i vari momenti nei quali Gesù ha versato il suo Sangue prezioso? È questione di linguaggio o è questione di cuore?
Sarà cura della stessa “Compagnia” ridestare la corrente storica – a dire il vero immensa – per farla accostarla in qualche modo agli stessi fiotti di Sangue scaturiti dal costato aperto del Signore. Chi ama, ricorda, ha scritto ancora S. Agostino. Amare le eccelse memorie di storia ecclesiale mantovana in ordine alla reliquia, alla cripta che la custodisce, alla basilica che la solennizza, è un impegno quasi sacro.
Se questi debbono costituire i capisaldi che fondano e motivano la ripresa di una associazione a ispirazione religiosa, non si può non tenere conto della sensibilità recentemente riaffermata da parte delle istituzioni civili locali nei confronti del patrimonio artistico della Città, che contempla al primo posto proprio la Basilica concattedrale di Sant’Andrea.
Affermare perciò che la Confraternita collaborerà, per quanto attiene ai valori espressi nel suo Statuto, con il rappresentante del Comune, rappresentante che il Sindaco Nicola Sodano ha gentilmente messo a disposizione, in vista di una armonia necessaria tra l’ecclesiale e il civile. Si pensi alla cura che la Compagnia si impegna a prestare perché la grande celebrazione del Venerdì Santo – esposizione solenne dei Sacri Vasi e relativa processione – risulti un momento espressivo della fede ecclesiale, ma anche una testimonianza pubblica per la Città. Il breve percorso per le strade cittadine adiacenti al tempio di Sant’Andrea non deve diventare ambito proprio del civile, perché si intoni al passaggio dei Sacri Vasi, simbolo storicamente certo della coniugabilità dei due aspetti, civile ed ecclesiale?
Un ulteriore evento va richiamato: la reliquia attira sempre più fedeli e cittadini mantovani, come anche turisti di passaggio, e soprattutto gli amici tedeschi di Weingarten, coi quali da più di un decennio si è stabilito un fiorente e fecondo gemellaggio.
Da questo versante merita di essere citato il parere dell’esperto d’arte Mons. Roberto Brunelli, direttore del Museo “Francesco Gonzaga”. Nel maggio 2010 rilasciava un’intervista nel corso della quale sosteneva l’esistenza di «un legame inscindibile tra turismo sacro e testimonianze artistiche», aggiungendo che in merito «si può fare molto di più». Si deve fare molto di più, aggiungiamo.
Certo non sarà questo un impegno primario della Compagnia, ma non lo potrà neppure ignorare. Il gruppo di “Volontari” già offre in Sant’Andrea una presenza preziosa a servizio dei turisti che desiderano scendere nella cripta. Ma la collaborazione serena, in nome dell’unica e comune reliquia, potrà contribuire a irrobustire questa vera “carta d’identità” della tradizione mantovana per chi giunge da turista a Mantova.
Nel chiudere questa breve carrellata di indicazioni, ci soccorre la memorabilità del Vescovo Mons. Giovanni Corti (1847-1868), cultore dei Sacri Vasi: «A me toccò l’acutissima ferita della sacrilega manomissione», ebbe a scrivere dopo i noti fatti del 1848. E fu lui che, soffertamente, avviò le pratiche per il ripristino della reliquia e del relativo culto. E quando ricevette notizia certa che si poteva affidare al cesellatore milanese Giovanni Bellezza la ricostruzione dei Sacri Vasi, si ritrovò «temperato di molto il primo dolore», pur restandogli «l’ aspettazione di vedere la realtà di quanto gli fu dato di ottenere. Compiuto questo desiderio, vedrò la morte di più lieto animo». Non poté salutare quel giorno gioioso, ne preparò soltanto l’aurora. A noi oggi tocca riportare in solarità piena quel che un tal Vescovo e suoi successori hanno saputo amare e custodire.

Stefano Siliberti